“LO scrittore di questo libro non intende assumere la canzone napoletana come barca per una passeggiata tra Posillipo e Santa Lucia, ma come vela di una nave spinta dai venti della storia e da quelli del mito”. Ma non solo. Si apre con questa premessa La canzone napolitana da martedì nelle librerie per i tipi di Einaudi, in una lussuosa edizione dei Millenni corredata dai collage di Gennaro Vallifuoco, segno tangibile del “palinsesto” che caratterizza Napoli, città perennemente contemporanea. È così che in questo libro che intrattiene ed erudisce si intersecano le memorie di Roberto De Simone da giovane con le sue annotazioni di periodi diversi e la canzone napoletana a partire dal Cinquecento, in una cascata di suoni e di personaggi di una Napoli che fu, è e sempre sarà, fuori dal tempo conosciuto. Tempo musicale e tempo storico. Tanti Virgilio (Publio Marone), di cui De Simone è studioso acutissimo, guidano l’antropologo e il musicista nella ricognizione identificata da due diversi modi grafici: a pagina libera i racconti della città musicale, su cartigli
grisaille le note storiche con le canzoni, i nomi degli autori, gli interpreti, tutto raccontato in prima persona. Racconti scaturiti uno dall’altro, per nulla casualmente, come nell’altro volume dei Millenni, curato da De Simone, de Lo Cunto de li cunti di Basile, dal quale trasse ispirazione anche per la sua Gatta Cenerentola.
Quest’alternanza di storia e realtà immaginata crea uno straniamento che fa grande letteratura. E dietro questo imponente sipario aperto si muovono, con grazia o come forsennati, moderne menadi o piccoli Dioniso a cavallo di pantere, tutta la congerie di pesci “nominati”- e perciò creati nell’inventario della canzone del
Guarracino, che farebbe in verità pensare all’escamotage di uno zoologo che ricorre a un “teatro della memoria” alla Giordano Bruno per tenere a mente tutte le specie ittiche. Una canzone, quella del Guarracino, che De Simone collega nelle sue numerose versioni a fatti di cui diventa simbolo: da una censurata rivolta di Masaniello (dove è il pesce piccolo a generare la guerra) al processo Cuocolo, anche quello roba censurabile. Accanto alle note musicali, gavottisti, barbieri, mandolinisti/e (come “donna Arcangela”), ma anche personaggi celebri come il pianista Vincenzo Vitale, Mario Merola novello “bazzariota” che fa rivivere il grido dell’ambulante settecentesco, Sergio Bruni e, nell’infinito mercato casbah di Napoli, strumenti, salotti dorati ed erbe che si vendono e si comprano a ogni angolo di strada. Le appendici irrinunciabili di Anita Pesce, Mauro Amato e Antonello Paliotti riportano alla storia quello che De Simone rende un romanzo immaginificamente flamboyant.
STELLA CERVASIO (fonte la Repubblica.it)
©RIPRODUZIONE RISERVATA I MILLENNI DI EINAUDI
Alcune illustrazioni originali di Gennaro Vallifuoco per il libro di Roberto De Simone (sopra)